MEDITERRANEA

Stando ai lavori svolti da diversi Autori si può presumere e ritenere che Salmo (trutta) macrostigma sia l’unica forma indigena dell’area mediterranea, nettamente differenziata dallaforma atlantica, Salmo (trutta) trutta, ma con la quale è ancora in grado di ibridarsi, e che leforme localizzate nel bacino Mediterraneo siano popolazioni di macrostigma con differenzegenetiche e soprattutto fenotipiche più o meno marcate. Nella parte italiana dell’areale la trota macrostigma vive nei tratti alti dei corsi d’acqua appenninici di tipo mediterraneo, caratterizzati da lunghezze e portate limitate, soggetti a magre estive e conseguente innalzamento della temperatura. Solitamente la trota macrostigma è caratterizzata da accrescimenti limitati, si presenta con taglia media, la lunghezza totale raggiunge raramente i 45-50 cm, e il peso varia tra 1,2 e 1,5 kg. Il corpo è fusiforme, con testa abbastanza grande ed è ricoperto di piccole scaglie. La livrea è caratterizzata da una vistosa macchia preopercolare, da bande “parr”, grigiastre ed ellissoidali lungo i fianchi in numero di 9-13, da colore di fondo del corpo da grigio a bruno-verdastro, sul quale si riscontra una punteggiatura nera o bruna di grandi dimensioni. A questa descrizione viene associata la forma macrostigma definita anche con il nome di “trota sarda”. Anche Forneris et al. (1996) hanno rilevato nell’arco alpino occidentale popolazioni di trote che si differenziano dagli esemplari provenienti dagli allevamenti, di tipo atlantico (Salmo (trutta) trutta), e che talora presentano barriere riproduttive con quest’ultime. Le tre popolazioni studiate (torrente Chisone, Ripa, Durla), risultano fenotipicamente e morfometricamente differenziate dalla forma atlantica, e comparabili alle forme appenniniche di Salmo (trutta) macrostigma, in particolare per la presenza della macchia preopercolare e delle macchie “parr” nei soggetti adulti. Purtroppo la scarsa presenza di popolazioni “pure” ascrivibili alla linea mediterranea – appenninica nelle Alpi e nel versante padano dell’Appennino settentrionale, fanno ipotizzare una non autonoma diffusione delle semispecie macrostigma all’interno dei loro bacini idrografici, e che le popolazioni presenti siano frutto di possibili transfaunazioni, operate dall’uomo in tempi non troppo recenti, di trote originarie del bacino tirrenico. Altri ancora ritengono una naturale diffusione di questa forma a monte dell’areale della trota marmorata. Attualmente l’areale della trota macrostigma si trova in forte contrazione anche per numerose cause antropiche: eccessive captazioni idriche e inquinamento delle acque; artificializzazioni degli alvei fluviali, come cementificazioni e rettificazioni, e prelievi di ghiaia dal fondo che distruggono i nidi di frega; successiva attività di pesca sportiva e fenomeni di bracconaggio; competizione alimentare; “inquinamento genetico” e diffusioni di patologie da parte delle trote fario introdotte, spesso in modo massiccio, a vantaggio della pesca sportiva.

 

 Con il contributo del Dott. PierPaolo Gibertoni

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